Si sistemò la maglia con gesto sottile, inclinando
impercettibilmente la testa, gli occhi sgranati come un gatto in agguato.
Osservare la materia viva di cui è fatto un quadro le
procurava sempre un leggero stordimento: la pastosità del colore era sempre
stata estremamente sensuale, per lei. La tentazione di allungare la mano e
accarezzarne i contorni, fastidiosamente imperiosa.
Ogni volta che accadeva, le era necessario fare un passo
indietro, e ripetere un piccolo gesto rituale, che la riportasse alla realtà.
Van Gogh però era ben difficile da sostenere: la fissava con
sguardo verde e impertinente, sussurrandole “avvicinati….toccami…!”. Come
resistere?
Frugando in borsa, e infilando in bocca una caramella con ripieno al
caffè; i denti stringevano la corazza esterna della caramella, aprendola a metà in un solo morso. Il contenuto morbido e liquoroso si guadagnava la libertà di fuoriuscire, e la
lingua veniva avvolta da quel magma serpeggiante, che indugiava su ogni papilla
gustativa, legandola a sé per lunghi istanti.
Van Gogh allora ondeggiava su una barca al largo di un mare
tiepido e sonnolento, immerso nei riverberi del sole. Lei lo guardava con gli
occhi socchiusi, innamorata e ammutolita dall’incanto e dal desiderio.
Finchè lui iniziava a smembrarsi in mille piccole particelle
di colore: ad una ad una iniziavano a librarsi nell’aria, diventando
spicchi di luce sull’acqua, allungandosi dalla barca fino all’orizzonte.
I suoi occhi si chiudevano sempre di più, la testa crollava
sulla spalla destra, e Van Gogh si ricomponeva fra le sue braccia.
Si sistemò la maglia blu oltremare con un gesto deciso,
prendendo le distanze dal quadro: il bacio di Klimt le procurava sempre le
allucinazioni.
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