Qual’è
il tempo per fermarsi a contemplare?
Sento
che vorrei farlo, ma è necessario, ineludibile correre, diceva lui.
Sempre
più forte, per andare sempre oltre.
Non
è mai abbastanza, non è mai il luogo giusto, c’è sempre qualcosa di meglio.
Ancora.
Aveva
gli occhi del colore dei viaggi dalla velocità intensa, la bocca increspata in
un mare irrequieto.
Altrettanto
spesso però si distendeva in un sorriso bambino, inducendo chi aveva di fronte
a sciogliere ogni distanza, e scegliere l’abbraccio.
Bastava
il frammento di un istante per trovarsi a navigare con lui in un vasto oceano
emozionale, e un attimo dopo, d'improvviso, sentire chiudere il lucchetto di
un’alta e impenetrabile fortezza.
Si
trattava di un movimento circolare che poteva disorientare, per primo lui
stesso.
Ma
c’era un segreto, che si rivelava a chi avesse scelto di saltare su quel treno
sferragliante, affrontando la paura di ruzzolare.
Chi
fosse riuscito a tuffarsi dentro di lui, avrebbe assistito a qualcosa di
indescrivibile.
Nuotando
a molte leghe di profondità, si giunge ad un paese sotterraneo, inesplorato,
dove miriadi di immagini nuotano in sinfonia come branchi di pesci.
Allungando
una mano se ne può scegliere una, che accostata all’orecchio, per una
particolare sinestesia, si sfoglia allo sguardo, aprendosi in un ventaglio di
innumerevoli fotogrammi.
Un
piccolo cinema, distillato della sua Essenza. Viscerale.
Le
viscere del suo mondo, profondo mille e più leghe scavate nella musica delle
sue emozioni.
Io
ho scelto il tuffo, affrontando ogni rischio,
e ora quel luogo profondo e segreto fa parte della mia mappa,
scavata nelle viscere del mio stesso mondo invisibile.
e ora quel luogo profondo e segreto fa parte della mia mappa,
scavata nelle viscere del mio stesso mondo invisibile.
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