sabato 21 settembre 2013

Il suo giardino, un concerto di musica da camera





Il suo giardino era uno dei più belli che avessi mai odorato. Si faceva toccare con gli occhi, e questo era tutto.

Lei non aveva fatto nulla per dargli una forma particolare: aveva semplicemente lasciato che crescesse, seguendo il proprio flusso interiore, e le fasi lunari.
A volte si era chiesta, questo è vero, se fosse il caso di dare un nome alle creature così delicate e resistenti che sentiva muoversi notte dopo notte, quando il silenzio è più forte, e lascia spazio al suono della vita sotterranea.
Ma alla fine aveva compreso intuitivamente che no, non era quello il caso; il suo giardino sarebbe diventato in quel modo una serra, ovvero qualcosa di un’altra natura, diversa dalla sua.
La sua n(N)atura era fresca e selvatica, e racchiudeva in potenza tutte le maiuscole interiori che faticavano a rendersi palesi a se stesse. Chi riusciva a sbirciare dalle vetrate in penombra del suo giardino, le intravedeva, come piccoli lampi che preannunciano un temporale ancora incerto.
Il giardino era impreziosito dalla vita sontuosa di un essere dall’anima morbida e profonda come le mille leghe dei mari leggendari. Il suo sguardo annaffiava ogni angolo vivente del giardino, donandogli fremiti di gioia.
Li chiamano gatti, gli esseri della sua specie terrena. Ma io e lei sappiamo che qualsiasi nome è fiato sprecato, per la loro altezza anima-le.
Io e lei ci siamo riconosciute, e ascoltando le sue note interiori, ho avuto accesso al viaggio nel suo giardino.

Uno dei più belli che avessi mai ascoltato.