martedì 12 giugno 2012

La viaggiatrice insonne







Passato un certo numero di giorni, sentiva la necessità di cambiare aria, paesaggio, colori, profumi. Musica.

Per la scelta della destinazione successiva si affidava ai sogni; a qualsiasi ora del giorno o della notte arrivasse quell’improvvisa e impellente necessità di cambiamento, lei andava a dormire.

Appoggiava la testa sul cuscino, chiedendo agli spiriti del sogno di inviarle un messaggio chiaro, seppur velato dal loro abituale linguaggio metaforico.

Non restava mai delusa, né disorientata, perché qualcosa le veniva sempre detto, anche se spesso c’era bisogno di fare opera di decriptazione. Quando si svegliava, iniziava subito a riempire il suo Quaderno dei Sogni, trascrivendo ogni immagine ricevuta durante la breve morte del sonno.

Poi prendeva un foglio bianco e pulito, dalla pila che teneva sul comodino, e dipingeva la musica del suo sogno, finché sentiva che la melodia si era spenta.

La sera stessa la valigia era pronta, preparata con pochi abiti: l’essenziale per la propria pulizia e per alimentare lo spirito. Soprattutto, non mancavano mai il piccolo caleidoscopio per guardare con occhi curiosi ogni sfaccettatura dei nuovi paesaggi, un minuscolo piffero di legno per improvvisare musica - secondo lo stato d’animo del momento e i colori del viaggio - bolle di sapone per creare magia. E, ovviamente, un quaderno e una penna.

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