giovedì 28 giugno 2012

Il profilo del colore





Si sistemò la maglia con gesto sottile, inclinando impercettibilmente la testa, gli occhi sgranati come un gatto in agguato.

Osservare la materia viva di cui è fatto un quadro le procurava sempre un leggero stordimento: la pastosità del colore era sempre stata estremamente sensuale, per lei. La tentazione di allungare la mano e accarezzarne i contorni, fastidiosamente imperiosa.

Ogni volta che accadeva, le era necessario fare un passo indietro, e ripetere un piccolo gesto rituale, che la riportasse alla realtà.

Van Gogh però era ben difficile da sostenere: la fissava con sguardo verde e impertinente, sussurrandole “avvicinati….toccami…!”. Come resistere?
Frugando in borsa, e infilando in bocca una caramella con ripieno al caffè; i denti stringevano la corazza esterna della caramella, aprendola a metà in un solo morso. Il contenuto morbido e liquoroso si guadagnava la libertà di fuoriuscire, e la lingua veniva avvolta da quel magma serpeggiante, che indugiava su ogni papilla gustativa, legandola a sé per lunghi istanti.

Van Gogh allora ondeggiava su una barca al largo di un mare tiepido e sonnolento, immerso nei riverberi del sole. Lei lo guardava con gli occhi socchiusi, innamorata e ammutolita dall’incanto e dal desiderio.

Finchè lui iniziava a smembrarsi in mille piccole particelle di colore: ad una ad una iniziavano a librarsi nell’aria, diventando spicchi di luce sull’acqua, allungandosi dalla barca fino all’orizzonte.

I suoi occhi si chiudevano sempre di più, la testa crollava sulla spalla destra, e Van Gogh si ricomponeva fra le sue braccia.

Si sistemò la maglia blu oltremare con un gesto deciso, prendendo le distanze dal quadro: il bacio di Klimt le procurava sempre le allucinazioni.


Nessun commento:

Posta un commento